2.6.09

qualche stralcio....



......dare consigli al nostro presidente del Consiglio su come dovrebbe governare è tempo perso: lui, come scrisse Montanelli quando lasciò la direzione del "Giornale", si ritiene un incrocio tra Churchill e De Gaulle.
Dare consigli a Tremonti è addirittura patetico: il pro-dittatore della nostra economia pensa e dice che Berlusconi gli è spesso d'impaccio.

Tra i due s'è aperta negli ultimi tempi una gara di megalomania di dimensioni patologiche che dovrebbe seriamente preoccupare i loro collaboratori, i loro alleati e soprattutto i cittadini da loro sgovernati.

Personalmente credo che la cosa più utile sia quella di filmare, fotografare, raccontare alcuni passaggi significativi dei due "statisti" con l'intento di risvegliare la pubblica opinione; tentativo che ha già avuto qualche successo se è vero che i più recenti sondaggi registrano un calo di dieci punti nei consensi del capo del governo tra giugno e luglio.

Per quanto riguarda il pro-dittatore dell'economia non si hanno ancora dati ma il mugugno cresce e si diffonde.
La polizia di Stato scende in piazza, famiglie e lavoratori sono sempre più incattiviti, tra gli imprenditori grandi e piccoli preoccupazione e malcontento si tagliano a fette, i leghisti scalpitano, Regioni e Comuni sono sul piede di guerra.
Non è propriamente un bel clima e molti segnali dicono che peggiorerà.

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La fotografia più tragica di Berlusconi (tragica per il Paese da lui rappresentato) ci è arrivata dal G8 di Tokyo.
Terminate le riunioni di quell'ormai inutile convegno di impotenti, il nostro "premier" ha dato pubblicamente le pagelle agli altri sette protagonisti come fanno i giornali sportivi dopo le partite di Coppa e di Campionato. Con i voti e le motivazioni. Il nostro ha dato le pagelle sul serio.
Poi, con appena un pizzico di ironia, l'ha data anche a se stesso concludendo che il migliore era lui.

Tre giorni dopo, parlando ai parlamentari del suo partito, ha ricordato che quello di Tokyo era il terzo G8 cui partecipava e saranno quattro l'anno prossimo.
"Non merito un applauso?" ha detto ai suoi deputati.
Naturalmente l'ha avuto. ......

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Di Giulio Tremonti, tanto per cominciare, voglio ricordare tre recentissimi passaggi.

Il primo riguarda i condoni da lui effettuati durante la legislatura 2001-2006. Qualche giorno fa la Corte di Giustizia dell'Unione europea ha condannato l'Italia per il condono sull'Iva del 2002 e per il condono "tombale" del 2004.
La motivazione è durissima: "Richiedendo il pagamento di un'imposta assai modesto rispetto a quello effettivamente dovuto, la misura in questione ha consentito ai soggetti interessati di sottrarsi agli obblighi ad essi incombenti.
Ciò rimette in discussone la responsabilità che grava su ogni Stato membro di garantire l'esatta riscossione dell'imposta. Per questa ragione la Corte dichiara che la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi degli articoli..." eccetera eccetera. Stupefacente il commento di Tremonti con una nota ufficiale del suo ministero: "Messaggio ricevuto. Per il futuro c'è un esplicito impegno del governo ad evitare nuovi condoni".

Bene. I lettori ricorderanno che in tutto quel quinquennio la politica economica di Tremonti fece dei condoni lo strumento principale insieme ad altri trucchi della cosiddetta finanza creativa. La ragione di questa bizzarra e bislacca strategia fu quella di invogliare i contribuenti disonesti a patteggiare su una base minimale che procurasse tuttavia entrate capaci di far cassa fino al mutamento congiunturale che Tremonti dava per imminente.
Ma poiché quel mutamento tardava, l'evasione aumentava e il debito pubblico anche, il risultato fu che nel 2006 Tremonti consegnò a Padoa-Schioppa un'economia a crescita zero, un deficit del 4,6 del Pil, l'Italia sotto inchiesta europea per infrazione degli accordi di stabilità e l'avanzo primario tra spese e entrate annullato. Spettò a Padoa-Schioppa e a Visco di raddrizzare quella catastrofe, cosa che riuscirono a fare in meno di un biennio senza imporre alcuna nuova tassa né aumentare alcuna aliquota ed anzi abbassando di 5 punti le imposte sulle imprese e sul lavoro. Messaggio ricevuto, dice oggi Tremonti. Il quale ovviamente sapeva di violare con i suoi condoni le regole della Comunità europea e di fare contemporaneamente un enorme favore agli evasori.

Secondo passaggio.
Tremonti ha presentato lo sgravio dell'Ici indicando una copertura di 2.600 miliardi. Successive analisi della Commissione bilancio e del servizio studi del Senato hanno accertato che il costo di quella misura era di un miliardo e mezzo in più. Un ministro-statista del calibro di Tremonti non dovrebbe presentare provvedimenti scoperti per oltre un terzo. Adesso comunque la copertura è saltata fuori. Da dove non è chiaro. Perciò domando: da dove? Mi si dice: nelle pieghe del bilancio c'è sempre qualche riserva. Qualche tesoretto? O che cosa?

Terzo passaggio. Polizia e Carabinieri stanno facendo il diavolo a quattro per i tagli al ministero dell'Interno e della Difesa.
Hanno ragione. Anche Berlusconi, anche Maroni, anche La Russa stanno strepitando.
Ed ecco la brillante idea: ci sono caserme e immobili del demanio da vendere. Vendiamole e col ricavato diamo un po' di soldi alla Polizia e ai Carabinieri.
In realtà quando si vende un bene del demanio, cioè del patrimonio dello Stato, il ricavato dovrebbe andare a diminuzione del debito pubblico.
Non è così, onorevole ministro?
Non a spese correnti, tanto più che i ricavi di una vendita sono "una tantum" e allora?
Tre passaggi, tre fotogrammi, un personaggio.
Un po' bugiardino.
Con poca coerenza e molta "volagerie" negli atti e nelle opinioni.
A lui sono affidati i nostri destini economici, mi viene la pelle d'oca al solo pensiero.

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Tralascerei il capitolo che i giornali hanno intitolato: "Brunetta e i fannulloni". Se non per dire che gran parte delle regole sulle visite fiscali e le sanzioni contro gli assenteisti risalgono al 1998. Non furono applicate perché per effettuare seriamente i controlli previsti ci voleva (e ci vorrà) un apparato organizzativo più costoso dei vantaggi di efficienza da conseguire.
Brunetta però ha ragione: lo sconcio dell'assenteismo e ancor più del doppio lavoro dovrebbe esser represso. Ma la faccia feroce serve a poco. Ci vuole un approccio appropriato. Per esempio la responsabilità dei dirigenti. Basterebbe controllarli da vicino e stabilire per loro premi o sanzioni sulla base dei risultati.
Quanto all'idea di azzerare i premi esistenti incorporati negli stipendi, tutto si può fare salvo schierare un ministro contro la categoria da lui amministrata. Si finisce con lo sbatterci il muso e farsi male.

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Scusatemi se torno su Tremonti ma il personaggio merita attenzione.
Dice che quella che stiamo attraversando è la crisi internazionale più grave dal 1929 e forse peggio di allora.
Dice che fu il solo ad averlo capito fin dal giugno 2007.
Veramente in quegli stessi giorni lo scrisse anche Stiglitz, premio Nobel per l'economia, lo scrisse anche Nouriel Roubini, docente alla New York University e, assai più modestamente, anche il sottoscritto.
Comunque Tremonti capì e me ne rallegrai a suo tempo con lui. Ma visto che aveva capito, sapeva fin da allora che soldi da buttar via non ci sarebbero stati.
Perciò avrebbe dovuto fermare la mano di Berlusconi quando promise in campagna elettorale l'abolizione dell'Ici e l'effettuò nel suo primo Consiglio dei ministri. Avrebbe risparmiato 4 miliardi di euro, un vero tesoretto da destinare alla detassazione dei salari.
Invece non l'ha fatto.
Quattro miliardi buttati al vento. Non va bene, onorevole Tremonti. So che lei ha in mente di utilizzare la Cassa depositi e prestiti, il risparmio postale e le Fondazioni bancarie per finanziare le infrastrutture. E' un progetto ardito, soprattutto ardito usare il risparmio postale.

Comunque, di quali infrastrutture si parla? Quelle disegnate col gesso da Berlusconi nel 2001 sulla lavagna di Vespa e rimaste al palo?
Vorremmo un elenco, le priorità, il rendimento e l'ammontare delle risorse.
Si tratta comunque di progetti ad almeno tre anni.
Nel frattempo dovranno intervenire le banche.
Sempre le banche. Per Alitalia, per le infrastrutture, per gli "swap", per i mutui immobiliari. Intanto i tassi salgono, gli oneri per il Tesoro aumentano, la pressione fiscale non diminuirà.
La sua Finanziaria è piena di buchi e dove non ci sono buchi ci sono errori di strategia.
Lei ha gratificato D'Alema con l'appellativo di statista.
D'Alema se lo merita immagino l'avrà ringraziata. Ma non s'illuda con questo di averne fatto un suo "supporter".
D'Alema è amabile ma molto mobile, cambia spesso scenario. E poi, se lei ha bisogno dell'opposizione per discutere di federalismo fiscale, non le basterà D'Alema.
Ci vorrà tutto il Partito democratico, ci vorranno le Regioni e Comuni, ci vorranno le parti sociali.
Non credo che il vostro federalismo diventerà legge in nove minuti e mezzo.

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Giorni fa ho rivisto dopo cinquant'anni sulla tv "La7" il film "Accattone" di Pier Paolo Pasolini che fu presentato a Venezia suscitando allora vivaci discussioni.
E' un film di un'attualità sorprendente e sconcertante.
Racconta di un "magnaccia" che ne fa di tutti i colori fino al punto di rubare la catenina d'oro dal collo di suo figlio, un bambinetto di quattro anni, per sedurre una ragazza e poi avviarla sulla strada della prostituzione.
Il tutto sullo sfondo delle baraccopoli della Roma degli anni Cinquanta, una desolazione e un degrado senza limiti tornato oggi di tremenda attualità, campi nomadi e povertà straniera e nostrana.
Il ministro Maroni dovrebbe vederlo quel film, ne trarrebbe grande profitto.
Fa bene a preoccuparsi dei bambini "rom", che rappresentano tuttavia una goccia nel mare delle violenze contro bambini e donne all'interno delle famiglie. Delle famiglie italiane, quelle degradate ma anche quelle apparentemente non degradate.
Comunque, prendere impronte a bambini è violenza.
Magari a fin di bene ma sempre violenza.
Uno stupro dell'innocenza.
Maroni l'ha promesso ai suoi elettori ma questo non lo assolve perché uno stupro è pur sempre uno stupro.
Stuprare l'innocenza d'un bambino è un fatto gravissimo.
Questo sì, è un tema che vale una piazza, cento piazze, mille piazze.
(20 luglio 2008)