19.6.09

L'AQUILA E IL G8

Abruzzo. "Che culo che abbiamo avuto noi abruzzesi con questo terremoto!
Oggi alle 8.31 da Roberto Di Nunzio
Indecente Berlusconi che dice che il terremoto ha dato un contributo all'Abruzzo...

30 Giugno 2009 -- [Grazie a 'Anonimo'] -- A sentire le fonti di governo, L'Aquila non è l'Eden, ma non si sta poi troppo male. Già re Silvio IV aveva definito lo sfollamento dei terremotati verso le località della costa abruzzese, una villeggiatura al mare e le tendopoli le considerava un divertente campeggio primaverile. Erano già quelle parole indegne per un capo di governo. Ma non è bastato al reuccio, che si è lasciato andare in altre esternazioni che superano per indecenza le dichiarazioni post-terremoto che già sembravano al limite. Il ducetto, trasudando arroganza e non conoscendo il senso del pudore, sembra chiedere agli abruzzesi di ringraziare la provvidenza per il terremoto del 6 aprile scorso.

All'inaugurazione dei Giochi del Mediterraneo, che si tengono in questi giorni a Pescara, Berlusconi afferma testuale, che l'Abruzzo è "una regione bellissima che il terremoto ha colpito, ma che ha contribuito anche a far scoprire".

Ci saranno pure stati trecento morti a causa del disastro provocato dal terremoto, ci saranno pure decine e decine di migliaia di sfollati, ci saranno pure migliaia e migliaia di persone che sono rimaste senza lavoro, però ora forse dalla Catalogna fino in Transilvania c'è chi conosce monti, mare e borghi abruzzesi. E questa per Berlusconi, che ama trastullarsi nella sua villa in Sardegna con parco privato omaggiato della generosa compagnia di ninfe a pagamento, sarebbe cosa da non disdegnare. Senza contare che tra un paio di settimane arriveranno a L'Aquila delegazioni dei potenti del mondo, per il G8. Ed allora la visibilità dell'Abruzzo sarà massima. Che culo!

Che culo che abbiamo avuto noi abruzzesi con questo terremoto!
Il G8 doveva farsi in Sardegna, ma uno scossone di magnitudo 6,3 lo ha spostato in Abruzzo. Che culo, eh?! Anche se, come dice Bertolaso, qualche disagio questo evento lo porterà. Ma che sarà mai, dice SuperGuido visto che "a New York, quando c’é l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è completamente paralizzata per settimane se qui all’Aquila vi sarà qualche limitazione per 48 ore mi auguro che nessuno voglia fare polemiche o critiche".

Solo qualche limitazione, dice Bertolaso per gente che sta già vivendo drammatici disagi, tra vita in tenda dove il caldo è insopportabile quando c'è il sole e ci si bagna i piedi quando piove; divieto di assemblee; divieto di volantinaggio; la perdita dei posti di lavoro; l'emergenza acqua a causa del rischio bancarotta della società pubblica che si occupa della rete idrica aquilana.

Mentre per Obama si sta allestendo un campo da basket tutto per lui, perchè un potente della Terra, che già è costretto a tre giorni fuori della sua casa presidenziale, mica può rinunciare anche alla propria passione sportiva (sic!). Poi Obama tornerà negli USA, la Merkel in Germania e Berlusconi tra i sollazzi in Villa Certosa e Palazzo Chigi ad elogiare il decreto Anti-Abruzzo.

Agli abruzzesi non rimarrà che un'intelligenza offesa da tanta squallida ipocrisia e quel culo, che rischia di essere preso a calci dall'arroganza dei potenti governatori. Tanto che SuperGuido dice di avere "piena fiducia nelle forze di polizia", tanto per dire che aria si respira. Si può lasciare il nostro futuro nelle mani di questa gente? No.

Occorre organizzarsi, manifestare e gridare la nostra voglia di democrazia e libertà reali!





IL G8 A L'AQUILA TRA
ECCEZIONALITA',DEMOCRAZIA E PROFANAZIONE Francesco Caruso
Il rilancio dello stato d'eccezione: il g8
Il prossimo G8 si terrà a L'Aquila e per chi è cresciuto sulle barricate di Genova non può resistere al "richiamo della foresta".
La profonda crisi del sistema neoliberista, il crollo delle sue fragili impalcature impiantate nei flussi della finanziarizzazione, mostrano la ragionevolezza delle denunce e delle istanze ormai decennali del movimento dei movimenti.
La scelta di L'Aquila per il vertice G8 nasce proprio con l'ignobile intento di utilizzare il dramma dei terremotati come fonte di rilegittimazione di quel rito cerimoniale di ostentazione del potere globale, all'interno dello spazio "pieno" dello stato di eccezione in vigore nel contesto aquilano.
L'obiettivo fin troppo evidente è occultare la crisi e l'insostenibilità dei paradigmi dominanti, riposizionando la sfida in uno degli spazi più impregnati di quello stato d'eccezione permanente nel quale la pienezza del potere appare nella sua forma elementare e fondativa, con gli abiti cioè dell'uso della forza (nella sua particolare declinazione caritatevole), mettendo però a nudo la relazione che lega violenza e diritto e così, al tempo stesso, la sua congenita fragilità.
Ecco perchè la scelta di spostare il g8 può trasformarsi in un cortocircuito semiotico.
Se la rivolta prende corpo nel punto di massima condensazione del potere, a partire dagli stessi presunti "beneficiari" di tale sforzo, se il "shock and awe" diventa non solo leva di accumulazione di capitale ma anche spazio costituente di conflitto, allora ci potremmo trovare dinanzi ad un processo reale di profanazione degli stessi dispositivi ideologici nei quali prende senso e corpo il vertice del g8.
Le premesse ci sono.

Il terremoto e la democrazia: i comitati aquilani
Il terremoto genera "naturalmente" un'autoriflessione sulla condizione umana, il fatalismo riemerge e sgretola le logiche razional-cumulative, del progresso inarrestabile, del controllo totale sulla natura: nella ritrovata consapevolezza della fragilità dell'uomo, alcune ricchezze sepolte nella frenesia della quotidiana modernità ritornano centrali.
In primo luogo, nello stravolgimento dei legami sociali preesistenti, la riscoperta di un senso di comunità prende forma dentro una precaria quanto inedita riscoperta della dimensione pubblica: malgrado i tentativi istituzionali di irrigimentare e disciplinare la vita sociale degli sfollati, nelle tendopoli si è avviato un processo di soggettivazione incastonato nella dimensione affettiva delle relazioni primarie e comunitarie, per cercare di resistere e contrastare il modello post-coloniale di dominio fondato sull'aiuto umanitario, ormai ben noto nei cosiddetti paesi in via di sviluppo, in cui il ruolo passivo dei subalterni è un perno fondamentale.
La nascita di una molteplicità di comitati di sfollati sono il frutto di un processo di costruzione sociale fondato sul rovesciamento del ruolo e dell'identità del "terremotato" da vittima passiva a protagonista attivo di una ricostruzione dal basso in grado di disvelare i dispositivi del "capitalismo della catastrofe", nel quale gli interessi particolari si occultano nell'impellenza come beni comuni e gli spazi di confronto, e ancor più di dissenso, azzittiti per far fronte alle straordinarie necessità.
E' un processo embrionale di riappropriazione del territorio e della democrazia espropriata che, malgrado la sua gracilità, può ribaltare l'immenso investimento simbolico del governo Berlusconi sul terremoto aquilano, finalizzato a rafforzare il suo modello di governance verticale ed autoritaria. La scelta di spostare il g8 a L'Aquila entra a pieno titolo in questa contesa sulle dimensioni e le forme stesse della democrazia.
Ma se Golia sale sulle rovine aquilane per urlare ancora più forte se c'è qualcuno disposto a sfidarlo, le pietre per la fioda di Davide non possono che trovarsi tra le stesse macerie del terremoto.

Aiutare o Aiutarsi? I movimenti noglobal
Gli unici che possono venir incontro e agevolare il governo italiano e il g8 in questo momento sono paradossalmente gli attivisti dei movimenti noglobal.
Ricondurre e depotenziare quest'imprevidibile dimensione conflittuale dei terremotati all'interno di uno schema interpretativo già cristallizato - G8/CONTROG8 - nel quale ruoli e spazi di agibilità sono approssimativamente già definiti, permetterebbe facilmente la sua sterilizzazione dentro alcune flak già ben collaudate e in grado di rendere inoffensibilmente prevedibili anche le forme più radicali di espressione del conflitto.
L'autonomia dell'agenda dei movimenti, la sua capacità di andar oltre il rincorrere rituale dei vertici internazionali, non va solo enunciata nelle punte alte dei cicli di lotta ma anche praticata nelle fasi di stanca come strategia di scompaginamento dei ruoli, soprattutto in simili contesti dove il principio del mutuo soccorso tra differenti vertenze sociali e territoriali, difficilmente riesce ad esprimersi nella profonda asimmetria tra lo stato nascente delle lotte dei terremotati ed il ciclo lungo del movimento noglobal, ormai proteso non solo sul terreno dell'efficacia strumentale ma anche nella più complessa dimensione espressiva, della definizione del "noi" e "loro".
Perchè non lasciar sendimentare dal basso ai comitati aquiliani una strategia di profanazione del g8? Per l'immobilismo e i tentennamenti dei comitati?
O forse bisognerebbe chiedersi, come suggerisce un caro amico, Antonello Ciccozzi, oggi sfollato nel campo di Collemaggio, se chi arriverà a L'Aquila viene per aiutare o per aiutarsi, riferendosi in primo luogo ai promotori del vertice del g8 ma anche ai suoi contestatori?
In questo senso, sarebbe necessario un punto di equilibrio, nel quale gli attivisti "noglobal", o meglio le organizzazioni noglobal, facciano un passo indietro e i comitati dei terremotati facciano un passo in avanti, cioè che mobilitazioni durante il vertice internazionale prendano forma e vengano gestite in modo determinante dai terremotati attraverso una socializzazione sul territorio che può essere portata avanti solo dalla molteplicità e dell'unitarietà dei comitati aquilani.
Una loro sottrazione anche parziale ne determinerebbe, come stà avvenendo in questi giorni, non solo il riempimento di questo spazio vuoto da parte di un ritualismo tradizionale della protesta noglobal, ma soprattutto il depotenziamento della dimensione conflittuale dentro una logica della testimonianza nobile e importante ma del tutto inefficace sul terreno comunicativo e inoffensiva sul piano politico-sociale.
Al tempo stesso, restare inebetiti e indifferenti dinanzi allo svolgimento del vertice a L'Aquila, non può che essere di per sè una forma indiretta di legittimazione nei confronti del G8 e dell'uso strumentale dei terremotati da parte del governo italiano.
Tra buoni e cattivi non vincono gli uni contro gli altri, ma chi nel dividerli impera.

Cosenza, 26 giugno 2009.

Programma iniziative contro il g8 a L'Aquila:



http://www.facebook.com/note.php?note_id=95361143595&ref=nf